Tutto è iniziato con una pasta al pesto parlando di cinema,
letteratura, musica e zanzare. Così il
direttore artistico di Borgofuturo, Damiano Giacomelli, ci ha chiesto se volevamo partecipare alla
quarta edizione di questo festival sulla sostenibilità a misura di
borgo, che dal 2011 si svolge a Ripe San Ginesio, incantevole paesino sulle colline maceratesi.
Noi avevamo sempre amato quel festival, il modo delicato ma incisivo con il
quale affronta temi importanti del contemporaneo, l’aspetto divertente del
perdersi tra i vicoli del piccolo borgo, la familiarità e la leggerezza che
riesce ad infondere in chi partecipa, e l’accoglienza e l’enorme competenza di
quei ragazzi e quelle ragazze che lavorano dietro le quinte. Abbiamo accettato
subito cercando di presentare un’idea progettale che si coniugasse bene con il
contesto.
Il pensiero quasi subito è
andato a Le città invisibili di Italo Calvino, testo sul quale da anni
studiamo, facciamo ricerca e sperimentazione. Tra i vari racconti, quelli che
potevano adattarsi bene sia al luogo assegnatoci sia al libero fluire dei
partecipanti, sono venuti fuori Ersilia e Zaira.
Sulla prima andavamo sul
sicuro, l’abbiamo realizzata già in altri contesti, anche urbanisticamente
simili, e con fasce di età diverse fra loro; Zaira invece ha visto la luce
proprio lì, tra i mattoncini caldi di Ripe San Ginesio, visti gli ottimi
risultati potremmo dire che la replicheremo presto.
Così il 4 e il 5 luglio
abbiamo intrappolato tra i fili tesi delle nostre città invisibili, sogni,
ricordi, speranze, relazioni e fantasie, coinvolgendo in maniera attiva e interattiva i partecipanti, i passanti e i curiosi.
Ci
siamo trovate felicemente in un programma di altissimo profilo, inserite tra Silvano Agosti,
Franco Arminio, Serge Latouche, Alessandro Bergonzoni, Daniele Ciprì e molti
altri. Per due giorni Ripe San Ginesio è stata una delle città che Marco Polo
ha raccontato a Kublai Khan, una città di sinergie e pensieri, di intuizioni e nuove prospettive, di
speranze e orizzonti possibili.
Borgofuturo ti lascia dentro molto più di
quanto tu abbia portato con te.
Lusingate e soddisfatte ce ne siamo tornate a casa, con milioni di fili
tra le dita e tanti pensieri e bei
ricordi in testa…e soprattutto l’esigenza di capire come si fa a trascinare
quella strana calamita verso l’altra nei meravigliosi e bizzarri giochi di Guixotde 8 .
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